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06lug22:0023:59MotusArmonied’arte festival

Dettagli evento

MOTUS
in
OF THE NIGHTINGALE I ENVY THE FATE
(DELL’USIGNOLO INVIDIO LA SORTE)

Daniela Nicolò e Enrico Casagrande ideazione e regia

con Stefania Tansini
Daniela Nicolò drammaturgia
Enrico Casagrande suono dal vivo
Demetrio Cecchitelli ambienti sonori
Theo Longuemare direzione tecnica e disegno luci
Francesca Morello brano musicale R.Y.F
_vvxxii props in lattice
Boboutic Firenze abito
Susana Botero assistente costumista e scenografa
Lilsis.art illustrazione
Federico Magli grafica
Vladimir Bertozzi video

una produzione Motus con TPE / Festival delle Colline Torinesi

residenze artistiche ospitate da Lavanderie a vapore Torino, Centro nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni, AMAT Marche con il supporto di MiC, Regione Emilia-Romagna

Alla sfera animale, dell’incivile, del selvatico è ricondotto il talento di profetessa di Cassandra. Nell’Orestea il corifeo paragona il suo lamento incomprensibile al canto di un usignolo: dalla risposta della “giovane inascoltata” viene il titolo di questa performance-grido, dove la battaglia di Cassandra è rievocata dal corpo-voce di Stefania Tansini nei momenti che precedono la sua ingiusta uccisione come schiava/adultera e ξένη/straniera. Un rito sciamanico dove si fondono la stereotipica fragilità femminile e il suo spirito di vendetta infuocato, le funeste visioni del futuro, come la prodezza animale, l’eleganza del gesto e dello sbattere di ciglia – usignolo ibridato da piume tropicali che si rifrange in uno spazio alterato – in dialogo con una luce mobile (d’oltremondo?) che la insegue e la sfida. Anche il suo linguaggio oscilla, fluido, fra lucidità e mimetismi animali che lo rendono stridore ostinato e dolcissimo. Dopo il viaggio agli inferi, torna in superficie trasformata e nutrita dalle larve serpentine della terra, via i piumaggi leggeri, emerge a testa bassa pronta per continuare, perché ancora una volta, non era previsto che noi sopravvivessimo, come scrive una combattente/Cassandra come Audre Lorde.

 

TUTTO BRUCIA SOUNDTRACK

Daniela Nicolò e Enrico Casagrande ideazione e regia
con Silvia Calderoni, Stefania Tansini

RYF (Francesca Morello) canzoni e musiche live RYF
Ilenia Caleo e RYF (Francesca Morello) testi delle lyrics
Ilenia Caleo  ricerca drammaturgica
Daniela Nicolò cura dei testi e sottotitoli
Marta Lovato traduzioni

Simona Gallo disegno luci
Simona Gallo e Theo Longuemare direzione tecnica e luci
Demetrio Cecchitelli ambienti sonori
Enrico Casagrande design del suono live
Martina Ciavatta fonica
Francesco Zanuccoli assistenza tecnica
_vvxxii props e sculture sceniche
Vladimir Bertozzi video e grafica
Elisa Bartolucci con Francesca Raimondi produzione
Una produzione Motus e Teatro di Roma – Teatro Nazionale con Kunstencentrum VIERNULVIER (BE). Progetto di residenza condivisa da L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale ::: Centro di Residenza Emilia-Romagna e Santarcangelo dei Teatri, in collaborazione con AMAT e Comune di Fabriano nell’ambito di “MarcheinVita. Lo spettacolo dal vivo per la rinascita dal sisma” progetto di Mibact e Regione Marche coordinatore da Consorzio Marche Spettacolo con il sostegno di MiC, Regione Emilia-Romagna

Si ringrazia HĒI black fashion, Gruppo IVAS
Album dei titoli di coda / disco della colonna sonora

RYF (Francesca Morello) : musiche
RYF (Francesca Morello) e Ilenia Caleo: testi

Ilenia Caleo:Ricerca drammaturgica

RYF (Francesca Morello): voce, chitarre
Demetrio Cecchitelli: ambienti sonori
Silvia Calderoni e Stefania Tansini: voci recitate
Andrea Cola: registrazione, editing e mixaggio
Giovanni Versari: master

 Lo spettacolo sfodera una forza stordente e sempiterna nel miscelare il passato e il presente, temi come il lutto, la guerra e il femminismo , oltre che i differenti talenti delle sue tre protagoniste e le parole prese in prestito da Jean-Paul Sartre, Judith Butler, Ernesto De Martino, Edoardo Viveiros de Castro, NoViolet Bulawayo, Donna Haraway.

Dalla presentazione ufficiale di Motus : “ Porto il lutto per i figli morti in guerra /  Per le donne fatte schiave /  Per la libertà perduta /  Oh amate creature, tornate, venite, venite a prenderci! .Queste sono alcune delle parole sussurrate da Calderoni/Ecuba, intrecciate alle note e alle parole di Morello, mentre Tansini squarcia l’aria con un coltello pesante e un falcetto contadino, come nei riti collettivi di cordoglio scomparsi del sud Europa. Il lamento si propaga attraverso quel Mediterraneo nero che – allora come oggi – è scena di conquista dell’Europa coloniale, di migrazioni e diaspore. Tra le rovine di uno spazio vuoto e stravolto, coperto da cenere e cadaveri di mostri marini, dove tutto è già accaduto, emerge la questione dell’individualità radicale. A dare voce ai soggetti più esposti ci sono il corpo rotto di Ecuba, la parola profetica di Cassandra che vede oltre la fine, il grido spettrale di Polissena, l’invocazione ai morti di Andromaca, le violenze subite da Elena e infine il corpo più fragile e inerme, quello del bambino, Astianatte. E agli spettri che le/ci assediano. Mai come adesso il lutto ci appare come una questione politica. “Quali vite contane? Cosa rende una vita degna di lutto? . È attraverso il dolore che le protagoniste nella scena tragica si trasformano materialmente – divengono altro da sé: cagna, pietra o acqua che scorre, elaborando la violenza subita. Una metamorfosi che apre verso altre possibili forme. E scrive il mondo che verrà. Perché la fine del mondo non è che la fine di un mondo.

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Data

(Giovedì) 22:00 - 23:59

Location

Parco archeologico - Sibari (Cs)

Organizzatore

Armonie d'Arte

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