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Lohengrin, Adol alla scoperta dell’opera di Richard Wagner

Domenico Maiolo

Classica

Lohengrin, Adol alla scoperta dell’opera di Richard Wagner

Prosegue la programmazione dell’associazione Amici dell’Opera lirica Jussi Björling, al fine di promuovere il belcanto e la musica classica nella città di Catanzaro. Come da qualche tempo a questa parte, il sodalizio presieduto da Daniele Mellace, propone approfondimenti su compositori, cantanti e opere liriche di rilievo, talvolta anche meno conosciute.

Non è il caso dell’ultima opera presentata giovedì scorso, il “Lohengrin” di Richard Wagner, nell’occasione del 140° della morte del compositore avvenuta a Venezia il 13 febbraio del 1883.

Se non vi dice molto il titolo, sappiate che la marcia eseguita all’inizio del suo terzo atto è uno dei brani più noti al mondo: è da qui che è infatti tratta la marcia nuziale – che anche nell’opera di Wagner ha questa funzione – che tutti conosciamo e che ad ogni matrimonio viene suonata.

Prima opera di Wagner presentata in città, con una durata di oltre 4 ore, è stato impossibile per gli Amici della Adol proiettare l’opera per intero, ma Domenico Maiolo – che è tra i fondatori dell’associazione -, relatore dell’incontro, ha mostrato ai suoi soci e ai curiosi presenti nella consueta sala Imes di Palazzo Fazzari una sintesi dei tre atti che compongono l’opera.

Ambientata sulle rive del fiume Schelda, nel decimo secolo, “Lohengrin” racconta del servitore del Sacro Graal, Lohengrin appunto, chiamato a difendere Elsa, figlia del duca del Brabante, accusata da Federico – che avrebbe dovuto sposarla, ma le ha preferito Ortruda -, di aver ucciso il fratello Goffredo, per ereditare il ducato. Da qui la storia d’amore tra Lohengrin e Elsa che non potrà mai vivere concretamente poiché Lohengrin altro non è che il figlio di Parsifal, il re del Santo Graal, sceso sulla terra per combattere il male.

«In Lohengrin ci sono diverse chiavi di lettura, di tipo filosofico, psicoanalitico, storico-letterario o sociologico – ha spiegato Maiolo -. Secondo la visione di Wagner  in Lohengrin ci sono tre aspetti distinti. Prima di tutto Wagner scrisse di vedere in Lohengrin il prototipo dell’artista moderno, un’ombra di se stesso, dunque, gravato da un destino di solitudine e di incomprensione da parte del mondo circostante. Secondo aspetto è Elsa, un personaggio positivo in quanto tenta di afferrare la vera natura di Lohengrin, per così dire di umanizzarlo, pur sapendo che il suo tentativo è destinato al fallimento. Infine, nella coppia Ortruda-Federico di Telramondo, vi è invece, sempre secondo Wagner , “l’impersonificazione della borghesia reazionaria”, che all’amore, al puro e persino utopico amore che Lohengrin cerca in Elsa, sostituisce una visione degli umani rapporti basata sulla logica di potere».

«Ma Lohengrin – ha aggiunto Maiolo – è  soprattutto un dramma storico che rappresenta il conflitto tra cristianesimo e paganesimo; Ortruda è un’invenzione di Wagner, ma il suo appello a Woden e Freyia nel secondo atto suona sufficientemente realistico: molti reazionari come lei credevano che il nuovo Cristianesimo fosse un’eresia e che i vecchi dei e le forze soprannaturali avrebbero alla fine avuto il sopravvento. Allo stesso modo la trasformazione del cigno nel giovane Goffredo nella scena finale, dopo la muta preghiera di Lohengrin, rappresenta il punto culminante di una lotta tra i vecchi dei che con un incantesimo lo hanno trasformato in un cigno, e il nuovo Cristo che segna su di loro il suo trionfo ridandogli la sua forma umana».

La serata è stata dedicata alla memoria di un carissimo amico di Domenico Maiolo, Giampiero Agostino, scomparso qualche mese fa a Siena, appassionato wagneriano ed in particolar modo del Lohengrin.

 

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