Connect with us

Ugo e i cachi che allappano, la black comedy di Elvira Scorza

Elvira Scorza
Ph Michele Galluccio

Teatro

Ugo e i cachi che allappano, la black comedy di Elvira Scorza

Ha convinto l’anteprima dello spettacolo prodotto da Dracma, vincitore del bando Verso Sud, che debutterà a maggio a Caserta

Print Friendly, PDF & Email

E’ come un caco maturo che non allappa. “Tutta colpa di Ugo”, scritto e diretto da Elvira Scorza, è un continuo ridere e sorridere, che nasconde – ma mica tanto -, una storia orrenda, delle peggiori, eppure la racconta con una abilità tale che, appunto, non allappa. Agghiaccia, semmai, ma per il tema trattato non per la pièce in sé. L’anteprima di “Tutta colpa di Ugo” è andata in scena sabato sera all’auditorium di Polistena, inserita nella stagione teatrale curata da Dracma che ha prodotto lo spettacolo vincitore della prima edizione del bando Verso Sud, che debutterà ufficialmente al Teatro Civico 14 di Caserta, dove andrà in scena il 20 e 21 maggio.

Alla sua quarta regia, Scorza – qui anche fine drammaturga -, ha scelto un argomento ostico, quello della violenza domestica di un padre nei confronti dei suoi stessi figli, e di tutto ciò che un simile abominio può comportare. L’Ugo del titolo – interpretato da Giuseppe Brunetti – è un giovane sacerdote che, presi i voti e assegnato a una parrocchia, scopre di avere una famiglia e la va a cercare.  Troverà sua sorella Iole, Mariasilvia Greco, e suo fratello Carlo, Loris De Luna, e capirà suo malgrado e attraverso il loro dolore l’infinito amore di sua madre che lo aveva abbandonato per salvarlo dalle grinfie di un padre orco.

Lo spettatore e i due fratelli conviventi, sebbene la “questione” non venga chiaramente menzionata – o almeno non sempre -, sono ben consapevoli fin dal principio della reale situazione famigliare di Iole e Carlo: quest’ultimo soprattutto, pur non nascondendo le ripercussioni drammatiche che un simile passato ha avuto sulla sua vita, sembra essere il più cosciente, rispetto a una sorella i cui strascichi sono nell’essere rimasta una bambina mai cresciuta, ma col corpo di un’adulta. Il povero Ugo, che sperava solo di poter abbracciare la famiglia che non aveva mai avuto, si ritrova così risucchiato nel tritacarne tracciato dal trauma, così come alla fine anche Carlo e Iole.

La bellezza di questo “Tutta colpa di Ugo” è nella sapienza della narrazione: la vicenda si muove attorno ad un albero di cachi – mica parlavamo dei loti a caso, all’inizio -, che produce ingenti quantità di frutti, talmente tanti che Iole ne fa della marmellata, continuamente, riempiendo ogni angolo della casa di vasetti – unico punto un po’ così, la scenografia, si tratta sempre di un’anteprima -, ma è imperniata soprattutto sul ricordo dei due fratelli che tirano fuori il passato in ogni istante, attraverso continui riferimenti alla vita con i genitori. È una scrittura abile, quella che sorregge lo spettacolo, un vero fiume di parole convogliato a dovere, che viene affidato quasi completamente e, sorprendentemente, al personaggio più delicato, Iole: Mariasilvia Greco si conferma, qualora ce ne fosse qualche dubbio, un’attrice portentosa, capace di sciorinare, senza perdere un solo colpo, lunghi monologhi, convincendo sempre. Agli altri due interpreti, per quanto bravi, rimane purtroppo per loro la sua ombra.

Print Friendly, PDF & Email
  • Elvira Scorza
  • Elvira Scorza
Clicca per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Altro in Teatro

To Top