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Tra Bernhard e Badolato, si parte con Elvira Scorza

Elvira Scorza
ph FerMentis lab

MigraMenti/residenze

Tra Bernhard e Badolato, si parte con Elvira Scorza

Elvira Scorza dà il via alle residenze di MigraMenti.

Archiviato anche il terzo fine settimana dello SPAc Festival – Giornata nazionale dell’attore X edizione, che si è concluso sabato scorso a Catanzaro, dalle parti del Teatro del Carro non ci si ferma. È infatti partita la prima delle residenze che hanno vinto l’ultimo apposito bando e che nelle prossime settimane “occuperanno” il Teatro comunale di Badolato per lavorare ai loro nuovi lavori con il supporto della compagnia, logistico, economico e artistico.

La prima graditissima ospite in residenza è Elvira Scorza che in questi giorni e fino a domenica 9 sarà a Badolato, impegnata nel progetto vincitore del bando MigraMenti, “Itinerario della mente verso Thomas Bernhard”.

Elvira Scorza

Giovanissima, originaria della provincia di Cosenza, Elvira Scorza torna al Teatro di Badolato dopo essere stata tra i performer di Dittici, lo scorso dicembre, per la regia di Virgilio Sieni.

Attrice, drammaturga e regista, Elvira Scorza in questi ultimi mesi è stata alle prese con lo spettacolo “Tutta colpa di Ugo” una black comedy che le ha permesso di aggiudicarsi il bando Verso Sud 2022, con debutto nazionale a Caserta al Teatro Civico 14, dopo un’anteprima all’auditorium di Polistena, inserita nella stagione teatrale di Dracma, tra i produttori dello stesso.

Non si tratta della prima opera per cui Scorza ha curato testo e regia: prodotto da Play with food, Doppeltraum Teatro e dai 90 sostenitori della piattaforma Eppela, aveva già firmato “All you can be(t)” – recentemente ospitato al Fringe di Torino -, e poi ancora, andando a ritroso nel tempo, “Cristòtem” e “Qui – Che cosa ci faccio qui”, prodotti da Golden show, Tinaos e Festil. Elvira è stata anche autrice di un podcast con il primo episodio del progetto Atlantide.

In realtà, però, Elvira Scorza nasce come attrice: formata alla Scuola per attori dello Stabile di Torino, nel 2016 ha debuttato proprio per il Teatro Stabile del Capoluogo piemontese ne “La donna serpente” di Malatosti col quale ha recitato anche ne “Le intellettuali”. Poi ci sono stati, tra gli altri, “Lehman” per la regia di Ronconi al Piccolo, “MacBeth” di Sinigaglia allo Stabile di Bolzano, “Dammi un attimo” di Primavera dei teatri, Teatro del Carro e Rossosimona, scritto e diretto da Aiello/Greco.

È tra i fondatori di Ginepraio Teatro – per cui ha interpretato “Attesa prolungata di qualcuno o di qualcosa” da “Aspettando Godot” di Beckett, che sarà possibile rivedere quest’estate con alcune repliche nella nostra regione – e  Terrazza Mascagni Teatro. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti: oltre ad aver vinto il già citato bando Verso Sud, Elvira Scorza è arrivata tra i finalisti del bando FuturoPassato, alla Biennale College per registi, al premio Cendic di Segesta, oltre a vincere il bando Hangar Creatività Piemonte / bando SmarItUp, con la compagnia Effetto Pullman in “Avesta”, regia di Giulia Odetto, anche lei in passato ospite in residenza di MigraMenti.

È anche autrice della raccolta di poesie “La fiducia dei piedi scalzi” per i tipi di Bertoni editore (2020).

Itinerario della mente verso Thomas Bernhard

(tratto dall’omonimo romanzo di Martino Ciano)

di Elvira Scorza

Itinerario della mente verso Thomas Bernhard nasce come romanzo, scritto dal giornalista e autore calabrese Martino Ciano, finito nelle mani di Elvira Scorza nell’inverno appena passato per una lettura a impronta che si è rivelata, per quest’ultima, epifanica.

Il testo letterario è pensato come un giallo e costruito come un flusso incessante di pensieri; racconta attraverso falsificazioni e ripetizioni di una provincia della Calabria, di una mente geniale che naviga – passando per un itinerario specifico costituito dai ricordi salienti del disagio familiare e relazionale – verso una divina follia che culmina in un dialogo filosofico con il suo Thomas Bernhard immaginario.

Tutto questo succede nel chiuso di una stanza con il camino, abitata da una poltrona rossa su cui si è manifestata la morte di tutta la famiglia del protagonista e, di conseguenza, il pensiero scatenante questa discesa agli inferi della mente che porta in un labirinto di paradossi e di contraddizioni. Una mente malata perché indottrinata, sensibile, letteraria e quindi estranea al contesto in cui vive e alla famiglia in cui vive, così estranea da potercisi rapportare solo alla morte di tutti.

Questa alterità così tagliente, verso gli altri e verso se stessi, mi ha portata a sentirne il fascino e a iniziarne la preparazione; il lavoro al momento è infatti in una fase di studio e di ricerca il cui obiettivo è produrre un monologo abitato da un io narrante onnipresente che sviscera tutte le sfaccettature dell’opera: mi colpisce particolarmente lavorare su un autore contemporaneo che sa raccontare la complessità che abita la mente di chi vive di arte nel cuore del provincialismo calabrese, senza che per questo la narrazione ceda a stereotipi insulsi e ghettizzanti, anzi.

In questo testo la mente che soffre non ha nulla da invidiare alla Marion danese che Joyce lascia a briglia sciolta nel suo delirio esistenziale: l’universalità del dolore e del disagio che abita una mente creativa ingabbiata in meccanismi specifici esiste ed è narrabile anche ambientandola in un paesino dell’Alto Tirreno Cosentino, nutrendosi di specificità e non appiattendosi su narrazioni folkloristiche.

Altro elemento che mi spinge a proporre questo progetto al bando MigraMenti è la necessità di lavorare in solitudine: sento che quest’ultima deve essere indagata nella fase creativa come condizione non solo di partenza ma anche di lungodegenza del personaggio che sto andando a creare.

Chiaramente, lavorare in solitudine non vuol dire privarsi di stimoli altri; per questo, ho chiesto a Fabrizio Massara di affiancarmi con un lavoro di drammaturgia sonora sul testo – che affiancherà la mia ricerca vocale e fisica nel raccontare la varietà di situazioni solo con il mio corpo/voce – e sto nutrendo l’immaginario scenico con pitture di autori del novecento che della follia e dell’inadeguatezza narrano nelle loro opere (in primis, Francisc Bacon e le sue opere, che riportano l’asse Calabria-Irlanda sull’attenti).

In residenza, il lavoro si incentrerà sulla trasposizione scenica del lavoro sul testo, sulla ricerca di un corpo da dargli all’interno di uno spazio definito, confrontandomi con il materiale che sto elaborando. Come collaborazioni produttive, in realtà, prima del bando questo progetto continuava a veicolare una matrice letteraria coinvolgendo l’editrice ma anche librerie e circoli letterari della zona.

 

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